Creep dei Radiohead: la storia e il destino di un brano cult

Quando nel settembre del 1992 esce il singolo Creep dei Radiohead, probabilmente la band non immagina che quella canzone avrebbe segnato per sempre la loro carriera. Era il loro primo singolo, incluso poi nell’album di debutto Pablo Honey (1993), eppure è diventato subito un simbolo generazionale. Un brano capace di parlare a chiunque si sia sentito almeno una volta fuori posto, inadeguato, un “creep”, un “weirdo” che non merita di essere lì. “Creep” infatti significa “strano”, “inquietante ” ma anche “sfigato”.

Creep dei Radiohead: genere, significato e origine

Spesso ci si chiede: che genere è Creep? Qualcuno lo ha avvicinato al grunge, soprattutto per il contrasto tra strofe calme e ritornelli esplosivi, con le chitarre distorte che esplodono come pugni nello stomaco. In realtà, più che grunge, si tratta di un pezzo di rock alternativo: meno ruvido rispetto ai Nirvana o ai Pearl Jam, ma con quella stessa intensità emotiva che caratterizzava l’inizio degli anni Novanta.

Contrariamente a quanto qualcuno crede, Creep non è una cover. Thom Yorke l’ha scritta durante gli anni dell’università. La voce fragile e rabbiosa del cantante racconta il desiderio per una persona “così speciale” e, allo stesso tempo, l’incapacità di avvicinarsi perché ci si sente diversi, sbagliati. Il tema è universale e probabilmente è anche questa la chiave del successo: milioni di persone hanno riconosciuto in quelle parole la propria fragilità.

Musicalmente il brano è semplice ma efficace. Una chitarra pulita che accompagna le strofe, un basso essenziale, la batteria che regge il tempo, e poi la scarica improvvisa della distorsione che arriva come uno sfogo emotivo. Per i musicisti non è un pezzo tecnicamente complicato, ma la vera sfida sta nell’interpretazione: il cantante deve riuscire a passare dalla delicatezza quasi sussurrata delle strofe all’urlo disperato del ritornello, senza perdere intensità o cadere nella caricatura. È una canzone che mette alla prova più l’anima che le dita o la tecnica vocale.

L’iconico video musicale di Creep, semplice ma di impatto

Il videoclip per la canzone, girato all’Oxford Venue, immortala la band che suona dal vivo, con l’energia un po’ acerba degli esordi e uno stile decisamente anni ’90. Oggi quel video è diventato storico e su YouTube ha superato addirittura il miliardo di visualizzazioni, entrando nel club esclusivo dei brani che hanno conquistato generazioni diverse.
Nonostante questo, Creep ebbe un percorso accidentato: la BBC la bandì inizialmente dalle proprie playlist perché considerata “troppo deprimente”, e la presenza di un “fucking” nel testo non aiutò a renderla più radio-friendly.

Perché i Radiohead non amano il brano “Creep”

Il rapporto tra i Radiohead e questa canzone è sempre stato complicato. Da un lato, Creep ha dato loro la notorietà internazionale. Dall’altro, li ha ingabbiati nell’immagine di “quelli di Creep”, quando in realtà già dal secondo album avevano iniziato a esplorare territori molto più ambiziosi. Non a caso Thom Yorke ha spesso dichiarato fastidio verso l’ossessione del pubblico per quel singolo, tanto che per anni la band l’ha escluso dalle scalette dei concerti. Eppure, nonostante l’amore e l’odio, i Radiohead hanno eseguito Creep dal vivo oltre 400 volte, l’ultima nel 2018, durante il Soundhearts Festival in Colombia (secondo il sito setlist.fm).

E i fan? La maggior parte continua ad amarla, ma c’è anche chi la considera quasi un peso, una “pietra al collo” che oscura la complessità dell’opera dei Radiohead. Al tempo stesso, il brano è entrato nella cultura pop: è stato reinterpretato in film come The Social Network (nella versione corale degli Scala & Kolacny Brothers) o The Book of Life, e decine di artisti famosi l’hanno fatta propria. Da Prince a Kelly Clarkson fino a Billie Eilish, Creep è stata suonata e risuonata, adattata a ogni voce e a ogni stile.

Alla fine, che piaccia o meno, Creep è una canzone immortale e io personalmente la adoro. Forse i Radiohead avrebbero preferito essere ricordati per altri lavori più sofisticati, ma è difficile sfuggire al destino di aver scritto uno dei pezzi più iconici degli anni Novanta. E, in fondo, chi non si è mai sentito almeno una volta un “creep”, un “weirdo”, che non appartiene davvero a questo mondo?

Guarda il video di Creep dei Radiohead su YouTube

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